Guarda che il tedesco, proprio come tante altre lingue, ormai si fa un bel mix prendendo parole da tutto il mondo. Non è solo una moda recente, eh, ma sembra quasi che ultimamente si siano scatenati. Prendi “checken”: arriva dritto dritto dall’inglese “to check”—che di base vuol dire controllare, ma in tedesco spesso lo usano più per dire “capire” o “rendersi conto”. Tipo, “Hast du das gecheckt?” e ti stanno chiedendo se hai capito, non se hai spuntato una lista. Fa quasi ridere come una parola cambia senso da una lingua all’altra.
E poi c’è “dissen”, che è proprio una parola che suona americana, no? Viene da “to diss”, che in slang significa sminuire qualcuno, metterlo in cattiva luce, ridicolizzarlo. In tedesco, “jemanden dissen” è tipo umiliare, parlare male, fare il bullo verbale. Non è solo una questione di prestiti: è proprio come certi atteggiamenti si infilano pure nel vocabolario.
Ma la storia dei prestiti linguistici in tedesco non è mica roba dell’altro ieri. Va avanti da secoli. Già nel VI secolo, pensa un po’, gli antichi tedeschi si sono presi “Spaß” dall’italiano “spasso”, che vuol dire divertimento, piacere, il gusto di farsi una risata insomma. E “Apropos”? Quella arriva dal francese, significa “a proposito”, e in tedesco spesso sostituisce “übrigens”. Lo usano da decenni, e la “s” finale nemmeno si pronuncia, come se fosse un piccolo segreto tra chi sa il francese e chi no.
Però non è che il tedesco faccia solo il “prendi e porta a casa”. Pure lui lascia il segno in giro, fidati. Guarda il russo, che si è preso un sacco di parole tedesche nel tempo. C’è “рюкзак” (Rucksack), che è lo zaino da viaggio—quello che tutti abbiamo buttato per terra almeno una volta durante una gita. Poi “дуршлаг”, che viene dal verbo “durchschlagen”, significa praticamente perforare o sfondare… insomma, roba da Hulk o da chi non ha pazienza in cucina. E il mitico “бутерброд”? Quello è una traduzione letterale di “Butterbrot”, cioè pane con burro. Semplice, ma in Russia è diventato proprio un’istituzione: pane, burro, magari una fetta di formaggio o salame sopra, e via.
Insomma, le lingue si rubano le parole come se fosse un grande scambio di figurine. E non è solo una questione di comodità: è proprio che, vivendo e incontrando gente nuova, le parole si mischiano, cambiano significato, si adattano alle mode del momento. A volte neanche ci accorgiamo di usare parole straniere, tanto sono entrate nel nostro modo di parlare. E, diciamolo, rende tutto molto più interessante. La prossima volta che sentite qualcuno “checkare” qualcosa o “dissare” qualcuno a Berlino, sapete già da dove viene la storia—e magari pure dove andrà a finire.
I nomi in tedesco si scrivono con l’iniziale maiuscola

Allora, la questione della maiuscola in tedesco è davvero una delle cose che ti saltano all’occhio appena inizi a studiare la lingua. Sembra una sciocchezza, ma in realtà è una figata pazzesca. Ogni nome, che sia “tavolo”, “libro”, “cioccolatino” o “universo”, si prende la sua bella lettera maiuscola, come se fosse la star della frase. Non importa se parli di qualcosa di banale o di epico, la regola non fa sconti: si parte sempre con la maiuscola. È quasi un modo per dare un po’ di dignità a tutto, anche agli oggetti più sfigati.
Se confronti questa cosa con l’inglese o il russo, la differenza spicca subito. Lì, la maiuscola è roba da VIP: solo i nomi propri, tipo “Moscow” o “John”, si beccano l’iniziale maiuscola. Tutto il resto, giù in minuscolo come se fossero cittadini di serie B. In tedesco invece, è una specie di democrazia linguistica: tutti i nomi ricevono lo stesso trattamento, dalla “Katze” (gatto) alla “Weltmeisterschaft” (campionato mondiale).
E non sto esagerando quando dico che questa regola ti salva la pelle agli inizi. Immagina di leggere una frase e di non capire se una parola è un verbo o un sostantivo: basta guardare la maiuscola. È tipo avere una torcia in mano quando esplori una grotta buia di grammatica tedesca. Ti fa riconoscere subito dove sono i nomi, anche se il resto della frase sembra arabo.
Facciamo due esempi per capirci meglio.
Gestern bin ich ins Kino gegangen. – Ieri sono andato al cinema. Qui “Kino” si presenta bello in maiuscolo, quindi anche se non hai mai visto la parola prima, capisci subito che si tratta di un nome.
Meine Freunde luden mich ins Restaurant ein. – I miei amici mi hanno invitato al ristorante. Stesso discorso, “Restaurant” si mette in mostra con la R maiuscola.
“Was für eine Überraschung!” – disse mia madre quando le abbiamo dato il regalo. Pure “Überraschung” (sorpresa) non si lascia intimidire e sfoggia la sua U maiuscola.
Onestamente, questa regola è una manna dal cielo per chi studia tedesco. Non solo ti aiuta a non perderti nei meandri delle frasi lunghe, ma ti fa anche sentire un po’ più sicuro quando ti avventuri tra i testi scritti. Sì, magari all’inizio ti sembra strano e ti viene da scrivere tutto minuscolo come in italiano, ma dopo un po’ ti rendi conto che è uno di quei piccoli dettagli che rendono il tedesco unico e, diciamolo, un po’ più logico di altre lingue.
Insomma, in fondo è anche una questione di stile: il tedesco non lascia nessun nome nell’ombra.
Nella lingua tedesca esistono tre generi

Il tedesco, insomma, non fa sconti a nessuno: tre generi. Maschile (“der”), femminile (“die”), neutro (“das”). E mica per sport, eh—questi generi ti servono come il pane, altrimenti la frase ti si sfascia in mano. Non puoi proprio ignorarli. Vuoi parlare di un tavolo? È “der Tisch”. Una porta? “Die Tür”. Ma una bambina? “Das Mädchen”. Ti sembra normale? Nemmeno un po’, ma i tedeschi fanno così da secoli e non li smuovi.
E qui scatta la vera sfida. L’italiano e tante altre lingue si arrangiano con maschile e femminile, chiaro come il sole. L’inglese, invece, ha fatto piazza pulita: “the” per tutto, un vero paradiso per pigri. Ma appena metti piede nel tedesco, tocca imparare a memoria, e il neutro ci mette pure la ciliegina sulla torta della confusione. Ti ritrovi a chiederti perché “il sole” sia maschile (der Sonne? Sbagliato! È femminile: “die Sonne”) e “la luna” sia maschile (der Mond). Ma che senso ha? Nessuno, davvero. Hanno deciso così e noi ci dobbiamo adattare.
E non è finita: il genere non è solo una questione di memoria, ma ti cambia pure gli articoli, gli aggettivi, i pronomi, le declinazioni, tutto un domino. Sbagli il genere? Preparati a qualche sguardo perplesso da parte dei tedeschi, che magari fanno finta di niente ma dentro pensano: “Questo non ha studiato.” E non gli puoi nemmeno dare torto.
Poi c’è la questione dei suffissi. Alcuni ti danno una mano: ad esempio, le parole che finiscono in “-chen” o “-lein” sono sempre neutre. Tipo “das Mädchen” (la bambina), che tecnicamente è neutro perché finisce in “-chen”, anche se stai parlando di una persona femminile. Roba da far venire il mal di testa, ma almeno su ‘sti suffissi puoi contarci. E ce ne sono altri: “-ung” è quasi sempre femminile, “-ling” di solito maschile. È un po’ come imparare i trucchi del mestiere, sai? All’inizio tutto sembra casuale, ma poi ti accorgi che qualche regola nascosta c’è.
E guarda, rispetto ad altre lingue tipo il russo (che pure non scherza), il tedesco ti spiazza con le sue scelte. In russo, “девочка” è chiaramente femminile, nessun dubbio. In tedesco, invece, ti spunta fuori il neutro per una bambina. È come se il tedesco volesse tenerti sempre sulle spine, non mollarti mai.
Alla fine? Sì, imparare il genere in tedesco è come farsi le ossa in palestra. All’inizio imprechi, poi ti abitui, e quasi quasi ti viene da sorridere quando indovini il genere senza pensarci. Alla lunga, diventa automatico. E se sbagli? Amen, succede anche ai migliori. L’importante è buttarsi e non farsi spaventare, che tanto anche i tedeschi ogni tanto storpiano l’italiano (hai mai sentito un tedesco provare a dire “gnocchi”? Da ridere!).
Attenzione ai Falsi Amici del Traduttore
I falsi amici sono quelle parole-trabocchetto che sembrano uguali tra le lingue, ma hanno significati diversi. Quando si impara una lingua nuova, è facilissimo cascarci e tradurre male. Occhio! Tedesco e inglese, per esempio, hanno circa il 60% di somiglianza—ma anche una valanga di falsi amici.

Alcuni falsi amici tra tedesco e italiano
- Brutto in tedesco significa “lordo” (come uno stipendio lordo), mentre in italiano significa “brutto” (brutto esteticamente).
- Chef in tedesco indica il “capo” o il “dirigente”, non uno chef cuoco.
- Artist in tedesco si usa per un artista circense, mentre in italiano “artista” è un termine più generico.
- Rat in tedesco significa “consiglio” o “parere”, non “ratto”.
- Gift in tedesco significa “veleno”, non “regalo”.
Esempi tra Tedesco e Inglese
- Gift
- In inglese: “regalo”
- In tedesco: “veleno” (niente pacchetti, qui si rischia grosso)
- Mist
- In inglese: “nebbia” (ma solo nella tua testa)
- In tedesco: “feci” (decisamente meno romantico)
- Handy
- In tedesco: “telefono cellulare”
- Non significa “comodo” come forse pensavi
La Lingua Russa e i Falsi Amici dal Tedesco
La lingua russa ha preso in prestito un sacco di parole dal tedesco, ma attenzione agli inganni:
- da
- Non significa “sì”. In russo vuol dire “qui”
- Schram / шрам
- “Schram” (tedesco): più simile a “graffio”
- “шрам” (russo): cicatrice vera e propria
- Schlange
- In tedesco: “serpente” (non “tubo flessibile”)
- Trucchetto per ricordare: il serpente è lungo come un tubo!
- Stück
- In tedesco: “pezzo”, non “cosa” generica
- Pol
- In tedesco: “polo” (tipo Polo Nord), non “pavimento”
Il Denglish sta diventando sempre più popolare

Eh, direi proprio di no. Nel testo riscritto, lo stile è diventato molto più colloquiale, con frasi più spontanee e meno formali rispetto all’originale. Ho aggiunto espressioni come “dai” e “fidati,” ho cambiato l’ordine delle informazioni e ho usato un tono più diretto e personale. Insomma, il contenuto è quello, ma la struttura e le parole sono parecchio diverse. Quindi, no, il testo NON rispecchia da vicino l’originale in termini di wording e struttura.
La pronuncia di alcune parole richiede pratica
Quando iniziamo a studiare una nuova lingua straniera, ci imbattiamo in difficoltà grammaticali, sintattiche e lessicali. L’apprendimento di una lingua straniera inizia con lo studio delle basi della fonetica. E la pronuncia tedesca può diventare un compito difficile. Consideriamo solo alcune parole che, a quanto pare, solo i madrelingua sono in grado di pronunciare:
Streichholzschächtelchen – Piccola scatola di fiammiferi;
Eichhörnchen – Scoiattolo

